Cinema

Riccardo De Cal racconta la Tomba Brion

Riccardo De Cal racconta la Tomba Brion

È un amico di infanzia di Giuseppe Brion, Rino Beltrami, a introdurre questo viaggio nel complesso funebre monumentale ideato dall’architetto veneziano Carlo Scarpa a San Vito d’Altivole vicino Treviso. Il monumento è noto anche come Tomba Brion e fu commissionato dalla vedova del fondatore della Brionvega non soltanto per onorare il marito, dando una più degna sepoltura alle sue spoglie, ma anche come tomba di famiglia. Nel docufilm di Riccardo De Cal, Rino Beltrami afferma con la sua voce antica e saggia che Carlo Scarpa «ha fatto una poesia, una cosa grandiosa […], mistero della vita […], nascita della vita, il cammino della vita, la morte, la resurrezione, il prato verde. Ha fatto una cosa bellissima, piena di poesia». Poche parole, ripetute, ellittiche, intense, efficaci che ci aprono alla giusta prospettiva attraverso cui leggere l’opera di Scarpa. De Cal favorisce questo lavoro di decodifica, seguendo il percorso che mostra l’artista nella sua umanità ma anche e soprattutto nella sua professionalità. Si succedono le interviste dei tanti che insieme al progettista hanno collaborato alla realizzazione di questo grandioso evento architettonico: il capocantiere, il fabbro, il falegname, il decoratore, per ricordarne alcuni. Di Scarpa raccontano la precisione, la maniacalità a volte, la cura per il dettaglio. Per alcuni era un uomo accomodante, per altri non era mai contento del risultato. Comunque sia, di Scarpa si deduce l’assoluta intransigenza nel definire la geometria delle forme, l’architettura della luce, il dominio dell’acqua. Questa precisione gli consentiva di edificare anche senza materia, realizzando attraverso le ombre e i vuoti una vera e propria poesia spaziale di cui altrimenti il mondo sarebbe stato privo. Poesia divengono dunque i riverberi di luce attraverso l’acqua che come musica invade la bellezza architettonica, il dettaglio degli arredi che restituiscono insieme la melodia dell’intero, l’ombra che diviene se stessa in modo sempre più definito durante il giorno, il raggio di sole che non dimentica mai di attraversare proprio quel foro, la goccia che nel tempo scava la pietra e che lungo il tragitto si rimpingua per cadere, ricca di sé, esattamente nello stesso punto, per sempre. Tutto ha ritmo. È ritmo. Scarpa aveva immaginato un percorso per i visitatori che permettesse loro di raggiungere i sarcofagi e di comprendere, dal luogo che essi abitavano, il viaggio esistenziale dei coniugi Brion. Nel vano che le conteneva, infatti, le tombe dovevano tendere l’una verso l’altra con un’inclinazione che fosse paradigmatica della direzione che marito e moglie avevano dato alla loro vita comune: insieme, sempre e per sempre, verso la stessa meta.
«Non si può pensare di fare una cosa poetica. L’architettura poetica nasce se colui che la fa ha questa natura», sostenne Scarpa durante una conferenza all’Akademie der bildenden Künste (Vienna, 18 ottobre 1976). L’architetto veneziano possedeva questa natura, riusciva a vedere oltre, a fare della Terra un Mondo in cui gli elementi empedoclei si sposavano con l’architettura, accordandosi assieme a essa, in una reciprocità di doni: il qui, che accoglieva, non veniva mai defraudato della sua essenza.
«C’è un piccolo punto qua. Una piccola ansa che fa così, che conduce da questa parte al cimitero vecchio. Allora io qui dormirò in terra di nessuno», affermò ancora a Vienna. E lì riposa.
Il film di Riccardo De Cal ha ottenuto diversi premi, tutti meritati. La cifra di questo lavoro è facile a individuarsi: non soltanto è in perfetta armonia con quanto racconta, ma riesce a mostrare il divenire, continuamente cangiante, di un’opera che alla lettera respira, mutando, crescendo e trasformandosi durante il giorno e nel tempo. De Cal lascia che sia il luogo a raccontare di sé. Il complesso monumentale Brion è infatti presentato attraverso una parabola filmica che restituisce la ciclicità del tempo nel quale abita e i suoni naturali con i quali si accorda: l’avanzare del giorno, il calar della notte, il risplendere del sole e lo sciabordio della pioggia. E poi ancora: il canto degli uccelli, il gocciolio dell’acqua, lo sfrigolio delle foglie, il mormorio del vento. In breve: il rincorrersi felice di natura e artificio in uno sposalizio che si fa magia sacra, ancor più benedetta, in questo caso.
Nell’ultima scena la luce inonda radiosa il complesso monumentale sino a farne perdere le forme, come se la materia si dissolvesse divenendo essa stessa luce per poter giungere all’aldilà, di cui la Tomba Brion sembra proprio la porta di accesso.

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Memoriae causa.
Carlo Scarpa e il complesso monumentale Brion
1969-1978

Regia di Riccardo de Cal
Cabiria film
Italia 2007
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=eB3x0YMoEBs

Sito del regista: https://www.riccardodecal.com/